Pierre-Auguste Renoir

Biografia Nato a Limoges (Francia), da Leonard e Marguerite, entrambi sarti, visse dall'età di tre anni a Parigi: nonostante l'interesse per la musica, il padre lo indirizzò alla decorazione della porcellana, spiccò anche in quest'arte. Il padre, nella speranza che diventasse un buon artigiano, gli permise di seguire dei corsi serali di disegno. Grazie all'aiuto del maestro Charles Gleyre, fu ammesso nel 1862 all'Ecole des Beaux-Artes: qui conobbe Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, con i quali iniziò presto a recarsi a Fontainebleau per dipingere en plein air. Grazie a Esmeralda che danza, nel 1864 fu ammesso al Salon: nonostante le successive commissioni ricevute, non era però in grado di mantenersi autonomamente. Nel 1870 partecipò al conflitto franco–prussiano. Nel 1873 insieme ad altri pittori creò la Società anonima cooperativa di artisti, pittori, scultori, incisori, etc. che nel 1874 organizzò la prima esposizione degli impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar. Tra il 1874 ed il 1877, pur in difficoltà economiche, si dedicò assiduamente alla pittura: risalgono a questi anni alcuni tra i suoi capolavori, come Bal au moulin de la Galette e Nudo al sole. Risollevate le sue finanze, grazie alla vendita delle sue opere, nel 1881 viaggiò in Algeria e in Italia: qui rimase colpito dai dipinti di Raffaello e dagli affreschi di Pompei. Nel 1890 si sposò con Aline Charigot, dalla quale ebbe 3 figli: Pierre (1885), Jean (1894) e Claude (1901). Nel 1900 venne insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore. A causa dei frequenti attacchi di reumatismi, si trasferì nel sud della Francia, per trovare un clima più mite: la sua ultima residenza, a Cagnes-sur-Mer, è ora un museo. Per l'aggravarsi delle sue condizioni (era stato colpito da artrite reumatoide alle mani e ai piedi), fu costretto alla sedia a rotelle: continuò tuttavia a dipingere, facendosi legare un pennello alla mano più ferma. Morì il 3 dicembre 1919, a settantotto anni, in seguito a una polmonite: aveva appena terminato Le bagnanti.
Attività artistica dipinti di Renoir sono notevoli per la loro luce vibrante e il colore saturo, che spesso mettono a fuoco persone riprese in situazioni intimistiche. Il nudo femminile è uno dei soggetti primari. Nel caratteristico stile impressionista, Renoir ha suggerito i particolari di una scena con liberi e veloci tocchi di colore, di modo che le sue figure si fondono morbidamente tra di loro e con lo sfondo. suoi lavori giovanili mostrano l'influenza del colorismo di Eugène Delacroix e la luminosità di Camille Corot. Renoir ammirava anche il realismo di Gustave Courbet e di Édouard Manet: il suo lavoro infatti riprende da loro l'uso del nero come colore. Un altro pittore notevolmente stimato da Renoir era François Boucher. Un bell'esempio delle prime opere di Renoir, nonché prova dell'influenza esercitata del realismo di Courbet, è Diana, del 1867. Il soggetto è chiaramente mitologico; il lavoro è eseguito in studio, la figura attentamente osservata, modellata solidamente e posta artificiosamente in un paesaggio inventato. Nonostante l'opera sia un lavoro "studentesco", si può già notare l'intensa risposta personale dell'artista alla sensualità femminile. La modella era Lise Tréhot, allora compagna dell'artista e ispiratrice di un certo numero di sue opere. Verso la fine del 1860, tramite la pratica dell'en plein air (all'aria aperta), assieme al suo amico Claude Monet, Renoir scoprì che il colore delle ombre non è marrone o nero, bensì corrisponde al colore riflesso dagli oggetti che le circondano. Avendo lavorato insieme, parecchie opere dei due artisti si possono analizzare in parallelo come, per esempio, La Grenouillère (1869). Uno dei più noti dipinti impressionisti di Renoir è il Ballo al Moulin de la Galette, (Le Bal au Moulin de la Galette), del 1876. Viene rappresentata una scena all'aperto, affollata di gente in un ballo popolare nel giardino di Butte Montmartre, vicino all'abitazione dell'artista.
L'uomo A Jean, il secondogenito di Renoir divenuto uno dei maestri della cinematografia mondiale (Nanà, La grande illusione, Il fiume, ecc.) si devono non solo i ricordi "gastronomici" della madre Aline, ma molti aneddoti raccontatigli dal padre in persona che hanno contribuito ad aumentare la fama del pittore (raccontati nel libro Renoir, mio padre). A partire dagli anni di studio all'atelier di Gleyre (a quest'ultimo che, con accento tedesco da operetta, gli rimproverò di dipingere per divertimento, Renoir avrebbe risposto: "Per forza! Se non mi divertissi, non dipingerei!"), per poi proseguire all'incontro con Aline e alle sedute di posa con lei, quando Renoir gettava il pennello e rimaneva a guardarla esclamando: "Perché stancarsi, quando ciò che vorrei realizzare esiste già?", per poi passare a frasi che parafrasavano il suo modo di dipingere ("La vita è un mazzo di fiori rossi") o a "frecciate" contro pittori che non stimava (a proposito della partenza dell'odiato Gauguin per i tropici, avrebbe esclamato, scuotendo il capo: "Si può dipingere anche a Batignolles"). Infine, non mancano frasi sull'educazione sentimentale ("Le sciocchezze si fanno solo da giovani"), al giovane Modigliani a proposito di un nudo dipinto ("Le vedi quelle natiche? Le ho toccate ed accarezzate per giorni..."), o le "ultime parole famose" pronunciate la sera prima di morire: "Forse adesso incomincio a capire qualcosa".

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